
Il Museo Bagatti Valsecchi, Casa Boschi di Stefano, Villa Necchi Campiglio e il Museo Poldi Pezzoli dal 2 ottobre 2008 sono riuniti nel circuito delle case museo milanesi.
Il circuito nasce con l’intento di far conoscere e promuovere il patrimonio culturale e artistico milanese, nel corso di quasi due secoli di storia, attraverso alcuni dei suoi protagonisti: i nobili Gian Giacomo Poldi Pezzoli e i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi nell’Ottocento, i coniugi Boschi di Stefano e gli industriali Necchi Campiglio nel Novecento.
Le quattro case museo, tutte situate nel centro di Milano, sono accomunate dalla generosità dei loro fondatori, che hanno messo a disposizione della collettività le loro abitazioni e le loro collezioni d’arte, e sono oggi luoghi di grande fascino. Visitarle permette di conoscere storie personali e scelte di gusto che riflettono anche l’evoluzione e la trasformazione della società cittadina.
La nuova rete museale, nata da un accordo di programma sottoscritto nel 2004, è realizzata per volontà e in collaborazione con: Regione Lombardia e Comune di Milano e con il sostegno e il contributo di: Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Milano e Fondazione Cariplo.
Costruita tra il 1932 e il 1935 dall’architetto milanese Piero Portaluppi, Villa Necchi Campiglio è giunta a noi perfettamente intatta, sia nell’ampio giardino esterno – corredato da tennis e piscina -, sia nella ricca infilata di sale interne. Architettura, arti decorative, arredi e collezioni restituiscono, nel loro armonioso insieme, l’elevato standard di vita dei proprietari, esponenti dell’alta borghesia industriale lombarda. Nello stesso tempo il fervore delle quotidiane attività domestiche è adeguatamente testimoniato dalla sequenza delle sale di servizio, office, cucine e bagni, ancora dotati degli impianti tecnici originari.

Due importanti donazioni arricchiscono inoltre la visita: la raccolta di opere d’arte del primo novecento di Claudia Gian Ferrari e la raccolta di dipinti e arti decorative del XVIII secolo di Alighiero de’ Micheli.
Gli ambienti
La distribuzione funzionale degli ambienti della Villa rispecchia le scelte progettuali di proprietari e architetto: il piano terra destinato a prestigiosa sede di rappresentanza, quello superiore adibito a zona notte e l’ampio sottotetto riservato alle camere per la servitù. Il seminterrato ospitava, infine, i locali di servizio e deposito nonché quelli dedicati alle attività ricreative dei padroni di casa (palestra, sale per proiezioni, spogliatoio e docce per la piscina).
Come gli impianti esterni, anche i locali interni erano dotati dei più innovativi sistemi messi a disposizione dalla scienza dell’epoca. La modernità aveva investito ogni funzione della Villa e della vita domestica, offrendo ai suoi abitanti quanto di più aggiornato in termini di comfort (si pensi alla presenza di ascensore, montavivande, citofoni interni ecc.) e di sicurezza (la grata automatica di protezione dell’ingresso, le casseforti e i caveau murati).
L’interesse per i valori di praticità e agiatezza era sempre stato accostato a un ricercato utilizzo di materiali di alta qualità e a una sapiente cura per l’apparato decorativo. Villa Necchi Campigliorappresenta infatti una fase-chiave nel percorso stilistico di Portaluppi, segnandone il graduale passaggio da una già sperimentata adesione alle linee déco a una nuova attenzione per le recenti tendenze del razionalismo.
Sarà solo dopo la fine della guerra che lo stile della Villa muterà orientamento con l’arrivo dell’architettoTommaso Buzzi e la conseguente opera di limatura delle rigidezze anni Trenta, grazie alla profusione di drappi e tendaggi e a un generale intervento di ammorbidimento delle superfici. Nello stesso tempo, un più classico repertorio di arredi antiquariali prenderà il posto dei mobili moderni originari, rispondendo così all’esigenza di adeguare lo stile degli interni al tradizionale gusto per l’antico diffuso nelle dimore milanesi.
Alcune generose donazioni di opere abbelliscono oggi la Villa, come il Vaso di Fausto Melotti o il grande dipinto Monumento ai caduti in corsa di Felice Casorati.